La storia
Sul percorso dell'antico tratturo che passava ai piedi della collina di Potenza e scavalcava le montagne per raggiungere la piana di Sant'Aloia, già nel tardo Medio Evo, esisteva la Taverna di Centomani. Questo importante casamento, situato in una plaga deserta poco distante dal torrente Tora, rimase abitato anche quando gli antichi "Casali" potentini, nel secolo XVI, scomparvero uno dopo l'altro.
La taverna era stata eretta sulle terre del Capitolo di San Michele che, nell'area ad ovest della città, possedeva un grande comprensorio di circa 1.490 tomoli.
La presenza della Taverna, e quindi di una piccola comunità isolata dal paese, consentì ai frati, cosa rara in tutto l'agro potentino, di costruire addirittura nei suoi dintorni le "fosse de lo grano", ovvero depositi di grano in grosse buche scavate nel terreno, ove poterlo conservare per la stagione seguente.
Nei primi anni del '600 la Taverna passò alla ricca famiglia Centomani e verso la fine dell'800 alla famiglia Giuliani.
Nel catasto Murattiano del 1813 si legge che la Taverna di Centomani era una "Stazione di posta" costituita da dieci membri con pozzo e stalle.
(Cronache Potentine dell'800 di Vincenzo Perretti)